Autunno - olio su cartone (2021) cm 35x44
Autunno - olio su cartone (2021) cm 35x44

Spazio in rosso - acrilico su tela (2015) cm 100x150
Spazio in rosso - acrilico su tela (2015) cm 100x150

Emozioni sulla piculit - acrilico su tavola (2021) cm 102,5x80
Emozioni sulla piculit - acrilico su tavola (2021) cm 102,5x80

  Valore3

PAOLO BOTTIONI

Paolo Bottioni nasce a Parma dove attualmente vive e lavora; iniziava a dipingere come autodidatta verso la fine degli anni sessanta nella città  di Piacenza, una buona base nel disegno caratterizzano l’artista nei suoi primi lavori dedicati prevalentemente al paesaggio e alla natura morta. Nel 1975 tornato a Parma si inserisce in associazioni artistiche presenti nella città; sarà  particolarmente significativo il suo ingresso nel circolo culturale “La Pilotta”, dove conosce il pittore Alfredo Chiapponi che diventerà  suo maestro d’arte; questo ha posto i presupposti per arrivare ad una fase di studio, di confronto, di lungo lavoro che hanno determinato una crescita culturale ed artistica costante. Il periodo che va dal 1975 al 1985  è fecondo di mostre (collettive e personali - la prima personale si tiene nel 1979), ed è  nutrita la partecipazione a vari concorsi nazionali ed internazionali. In seguito in Bottioni, spirito inquieto, cresce il desiderio di capire e conoscere in modo profondo l’arte contemporanea, la sua preparazione diventa più  riflessiva, lo studio e la voglia di capire, di penetrare, di conoscere l’espressione artistica nella sua essenza, nel suo pensiero filosofico e nel suo lato estetico, occupa sempre di più  il suo tempo e i suoi interessi: nel 1984 si inscrive all’Università di Bologna dove si laurea al DAMS (Dipartimento Arte Musica e Spettacolo). Nel 1992, presso “le stanze del S. Paolo”, con la personale dedicata alla sua Parma, con ben 38 opere, ottiene un ampio consenso di pubblico e di critica. Altre collettive e personali accompagneranno la sua costante evoluzione pittorica che lo porterà nel 2004 alla sua attuale, felice, fase astratta-informale.

Info: Paolo Bottioni vive e lavora a Parma, Via Sporzana 11
tel.0521/960285 - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni.
Ha scritto così Alessandro Baricco.
È davvero questo il potere dell’arte: andare oltre la parola, il linguaggio, cercando qualcosa di più concreto, più immediato, qualcosa che è nelle forme, ma poi le infrange, le costruisce e poi le dissolve, tenendo solo la musica, la vibrazione sonora dell’emozione, insomma il colore.
Paolo Bottioni ha sicuramente appreso guardando i grandi maestri come Cèzanne, Kandinsky, Klee, Rothko e poi il suo più vicino riferimento Dino Chiapponi, quindi ha seguito una strada sempre più intima, personale, emotiva. Ha imparato e poi dimenticato, o meglio ha lasciato sedimentare dentro, facendo tesoro della sostanza più profonda degli insegnamenti, cogliendo “tutto il succo della vita”, distillandolo nei suoi quadri.
Le forme in lui non vengono mai completamente annullate, ma restano come in filigrana, una trama sottesa di ricordi, d’apparizioni interiori sovrastate dalle tinte, appoggiate sulla tela come tessere di un mosaico di momenti e folgorazioni, incastrate a comporre l’armonia di un vissuto da restituire in tutta la sua pienezza. Panorami di mare, colline d’autunno, spiagge e paesi, in rari casi si distinguono con chiarezza, ma sempre si sentono. L’orchestrazione dei colori, la loro profondità ci fanno percepire i profumi di una stagione o di un luogo, la sensazione di umido, di freddo o di tepore, di solitudine o di gioia. Non serve più descrivere accuratamente, individuare figure, perché la forza di questi quadri astratti sta proprio nel concentrare talvolta in pochissime tinte ben organizzate, tutto il significato di un momento. Alcune opere perdono persino il riferimento a qualcosa di concreto, per essere semplici “composizioni” o “spazio in rosso”, “la grande bellezza del profondo blu”, “luci nel verde”, fin a “senza titolo”. Bottioni si abbandona completamente a quella dimensione magica del colore come la intese Gauguin e con lui tanti artisti, scrittori, poeti. Esso da solo crea universi, trasporta oltre la realtà. Come ha scritto Vassily Grossman: “Se prendo il verde non vuol dire che intendo dipingere l’erba, e se prendo il blu non significa che dipingerò il cielo. Il colore esprime lo stato d’animo dell’artista.” E, procedendo in questa sempre più necessaria sintesi, inesorabile come il tempo e col passare del tempo, per la quale da giovani si riempie, si moltiplica e nella maturità invece si va levando, per trattenere sempre più l’essenziale, ecco che l’artista giunge a utilizzare pochissimi colori, magari saturi di sfumature. Esemplare è in questo senso il quasi figurativo “Fuga”, visione romantica di sabbia
e cielo plumbeo, giocato tutto sull’effetto coinvolgente e vibrante delle tinte del cielo e della terra. Ma anche “Inverno” o “Palinuro” sono realizzati con l’armonia di poche cromie, a rievocare il freddo da una parte e dall’altra le immensità blu di cielo e mare. Proprio il blu e il rosso sono i colori che tornano con maggiore efficacia, emergenti dal nero delle cose, delle ombre che li spinge in evidenza. Quei vasti tratti neri sono fondamentali come inevitabili pause di silenzio o di distrazione nella rappresentazione del sogno e della memoria; tracciano spessori invisibili e ineffabili, crepe e abissi da cui spiccare il volo, notti verso cui veleggiare, semplici appigli di quiete o inquieti confini sempre superati dall’impeto vitale. Ed ecco che questo bergsoniano “élan vital”, pervade infine tutta l’opera di Paolo Bottioni e svela l’alchimia nascosta del colore: la sua anima.           Manuela Bartolotti

 

PAOLO BOTTIONIyoutube

https://www.youtube.com/watch?v=40uoisB4xik