Senza titolo

Senza titolo 4

 

Oggi sole

  Valore3

WELLEDA TOMMASI CANTU'

Welleda Tomasi Cantù, prima di sei fratelli, è nata il 15 febbraio 1927 a Saronno, in provincia di Varese, da Giovanni Cantù ed Erminia Cavalli originaria di No- ceto. Il padre impiegato apparteneva ad una illustre famiglia quella dei Cantù, notabili di Compiano, i cui membri, nei secoli passati, furono funzionari e amministratori del feudo imperiale di Bardi e Compiano, che, sotto il dominio della famiglia piacentina di antiche origini dei Landi, costituì fra il 1551 e il 1682 un piccolo stato autonomo, confluito poi, con l’estinzione dei Landi, nel duca- to farnesiano. Molti membri, in epoche più recenti, si spostarono nel piacenti- no e nella Bassa parmense. Il nome Velleda o Welleda, ma anche Veleda, alla latina, rimanda ad una volva, una donna sciamana, della tribù germanica dei Bructeri, che ispirò la rivolta batava, guidata contro l’impero romano da Giulio Civile, principe batavo romanizzato (69/70 d.C.). Fu Velleda, infatti, a predire gli iniziali successi dei ribelli. Nel 70 d.C. i ribelli firmarono la pace coi Romani, ottenendo l’amnistia e l’esenzione dai tributi in cambio della fornitura di truppe alleate. Ma Velleda fu catturata e porta- ta in trionfo da Domiziano, morendo poi in prigionia. Racconta la sua vicenda Ta- cito e la sua figura è stata ripresa da poeti e scrittori come François-René de Chateaubriand. Come pittrice userà all’inizio la sigla “V” per adottare poi la doppia W. Si è diplomata in un Istituto tecnico commerciale sperimentale di cui ha seguito i corsi a Fidenza e si è specializzata ulteriormente con un biennio di compusteria e matematica. Dalla sua formazione ha ricavato il gusto per le materie scien tifiche, la sperimentazione e la ricerca della fisica - particolarmente della meccani- ca quantistica, seguendo i dettami del professor sir Roger Penrose e del dott Stuart Hameroff - che ha unito alla sua sensibilità spirituale che la porta a esaltare tutte le forme di pensiero astratte e trascendenti in una koinè esistenziale che ha improntato la sua stessa vita interiore. Sempre straordinaria la sua curiosità intellettuale, la sua adesione alla vita e la sua forza e vitalità nell’affrontare ogni situazione. Il gusto ed il piacere del bello l’hanno affascinata sin da piccola, per cui al- le elementari incominciò a riprodurre l’immagine di un pappagallo che decorava un astuccio. e da ragazza continuò disegnando figurini di moda, che ottenne- ro un lusinghiero consenso dalla casa parigina Chanel, a cui li aveva inviati, che le suggeriva di continuare a sperimentare e inventare. Ma la vita la coinvolse in altro modo. Apparteneva ad un ambiente borghese, elegante, sofisticato, sensi- bile alla cultura e questo mondo la vide protagonista, ad incominciare dal matrimonio con Alessandro Tomasi, laureato in giurisprudenza ed imprenditore, nel 1951. Il marito era figlio dell’architetto Olindo (1885-1957) che, allievo di Moderanno Chiavelli, fu un importante rappresentante del Liberty con gusto innovativo ed originale, che pagò il suo antifascismo con l’interruzione della professione e l’isolamento, e di sua moglie Giovanna Tedaldi, originaria Frassineto di Bardi. I Tomasi proprietari terrieri erano comunque una famiglia ragguardevole di Noceto. Alla morte di Odoardo, fratello di Olindo, la loro proprietà, grazie proprio al nipote Alessandro divenne quella che è ancora oggi Piazza Corte To- masi, un importante e razionale ampliamento urbanistico del paese. Nel 1952 nasce il figlio Tommaso, che diverrà un importante antiquario a livello nazionale, e nel 1958 Giovanna, che sarà una pittrice e scultrice. Si interessa all’arte, segue le mostre, si informa, aggiorna e costruisce una solida biblioteca dedicata all’arte, ma solo nel 1964 incomincerà con decisione e dedizione a dedicarsi alla pittura, sotto l’insegnamento di Igino Gatti (1891-1976)1 artista ben noto a livello nazionale che la incoraggiò ad usare la spatola, le insegnò la tecnica e ne incoraggiò, legandola a sé, le prime partecipazioni a mostre. Il debutto espositivo fu alla galleria La Scaletta di Fidenza nel 1964, insieme a Maria Fontana (1927-2011)2 e Rino Sgavetta (1927.2021)3, entrambi allievi, in qualche modo e comunque legati con Oreste Emanuelli (1893-1977)4 artista che amava l’uso di una piccola versatile spatola che aveva trasmesso ai giovani segua- ci. Con Fontana e Sgavetta Welleda esporrà in molte delle mostre del suo periodo iniziale incominciando ad ottenere lusinghieri consensi ed a confermarsi nel- la scelta di proseguire nella propria esperienza di pittrice. All’inizio Welleda aveva sperimentato il ritratto specialmente di anziane caratteristiche in antichi costumi dell’Isola d’Elba, ma poi abbandonò questi soggetti per i paesaggi ed i fiori. Vi torna all’improvviso, sotto la spinta di una forte emozione, nell’estate 1968 allorché apprese della morte di Giovannino Guareschi. D’impulso ne dipinse il ritratto che con aria sorniona guarda direttamente l’osservatore, che fu regalato alla moglie Ennia e ai figli Carlotta e Alberto. La moglie ringraziando la pittrice riconobbe la somiglianza con il marito e come questa immagine potesse esserle di consolazione. Nel febbraio 1984 questo ritratto fu scelto come emblema del Circolo Giovannino Guareschi di Parma, il primo in Italia nel nome dello scrittore, fondato nel 1978 dal conte Fabio Furlotti. Partecipa a premi e mostre in diverse località organizzate da enti pubblici o da organizzazioni varie, non solo parmensi, e le sue opere vengono spesso segnalate o premiate. Nel 1971 la prima personale a Procchio, un piccolo borgo dell’Isola d’Elba nel comune di Marciana, con la più bella spiaggia dell’isola. Gli impegni famigliari riducono gli spazi dedicati al dipingere e alla propria promozione come artista, per cui opera una rigorosa scelta, che confermerà negli anni successivi, dei luoghi dove esporre, per lo più in collettive o in situazioni prestigiose, mantenendo e rafforzando così i rapporti con ambienti, organizzazioni e sedi prescelte, per cui nel 1974 esporrà per la prima volta a Monaco, nel principato di Montecarlo e l’anno successivo viene nominata membro dell’International Arts guild di Monaco. Inizia allora un intenso e duraturo rapporto che porterà a contatti anche con il principe Ranieri e con la moglie Grace Kelly ed ovviamente con il loro erede al trono. Un altro legame forte, oltre che ovviamente con il comune e il territorio di Noceto e dell’Isola d’Elba, lo crea e rafforza con le istituzioni e associazioni delle valli del Taro e del Ceno. A Ponteceno, in comune di Bedonia, i Tomasi hanno una casa che Welleda ha sempre usato come “buen retiro” estivo dove dipingere in piacevole isolamento. Dalla fine degli anni settanta al secondo decennio del novanta c’è un lungo silenzio, Welleda non dipinge per molti anni, dedicandosi alle cure della famiglia, in una specie di crisi creativa protratta a lungo, da cui uscirà rigenerata come artista, mentre come donna ha vissuto un periodo molto impegnativo per la malattia prima del fratello Camillo, ricoverato alle Molinette di Torino, che muore nel 1970, e poi del marito che muore il 25 giugno 1993 per un aneurisma dell’aorta. Alla fine degli anni novanta ritorna alla pittura mutando stile e tecnica. Più che i paesaggi del primo periodo sono ora i fiori il soggetto delle sue tele con una vitalità e esplosione esistenziale che coinvolgono emotivamente. Oltre a Monaco si apre anche lo spazio parigino, dal 2000 alla Camera di Commercio Italiana per la Francia e poi alla rassegna al Grand Palais des Champs Elysées con il Salon des artistes Indépendants, che si trasforma poi nella collettiva annuale di “Art en Capital” o “Art Capital”. In alcune occasioni Welleda partecipa con proprie opere al fianco di quelle della figlia Giovanna, che si era diplomata all’Istituto d’Arte ‘Paolo To- schi’ di Parma e all’Accademia di Belle Arti di Firenze, anche dopo la sua morte, avvenuta il 30 ottobre 2012. Dal 1999, con The valtarese Job per Londra e con l’Associazione Valtarese Foundation per gli Stati Uniti, partecipa ai dinner, agli incontri annuali con le varie generazioni di emigrati, esponendo nella sede degli incontri proprie opere. Tra i rapporti più significativi quello con il cardinale Gianfranco Ravasi, già, tra gli altri incarichi, presidente del Pontificio consiglio della cultura. Ancor oggi con indomita energia e fresca ispirazione Welleda coltiva il suo personale giardino di fiori inquieti e sensitivi.          Marzio Dall’Acqua