Marco Fallini
Castello nella nebbia, 1995 - Stampa digitale su carta - cm 50x50

Marco Fallini
Peonie selvatiche sul monte Tavola, 2000 - Stampa digitale su carta - cm 30x30

Marco Fallini
New Zealand Passo Milford Sound, 1988 - Stampa digitale su carta - cm 36x30

 

  Valore3

 

MARCO FALLINI

“È l’incertezza che affascina. La nebbia rende le cose meravigliose.”
(Oscar Wilde)


Oltre la nebbia per lui è sorpresa, è l’inaspettato dentro cui sfilano i sogni, l’aura di mistero e silenzio che incornicia ed evidenzia colori, forme, gesti. E’ il manto ovattato del tempo da cui emerge il Castello di Torrechiara, è il disvelamento lento di un bosco, della traccia di un sentiero e insieme la tentazione d’avanzare per scorgere di nuovo il cielo, certi in animo dell’apparire del sole, di un più nitido splendore. L’occhio attento del fotografo sa cogliere la poesia e l’arcano della bellezza trepidante la speranza d’azzurro dietro, oltre le cortine di nubi.

   Manuela Bartolotti

 

         

Marco Fallini, nato a Parma nel 1943, è fotografo itinerante, esploratore dei paesaggi e dei volti con la macchina fotografica in mano, l’occhio attento a cogliere la bellezza in ogni angolo del mondo. E’ iscritto al CAI di Parma dal 1967. Ha percorso a piedi e fotografato le più importanti montagne del mondo: dalla Patagonia all’Islanda, dal Nepal alla Nuova Zelanda, dall’India al Messico, ma preferisce camminare sui sentieri emiliani, dove i crinali chiudono l’orizzonte verso la Lunigiana. Il suo primo reportage è raccolto in Incamminarsi per sentieri in salita, edito nel 1991 da Battei. Ha poi continuato a fotografare Parma e la sua provincia nelle architetture romaniche delle pievi, dei monasteri, dei castelli e borghi medievali di cui è ricco il territorio. Da queste immagini ha tratto i volumi: Per antiche strade (2002) e Poesia d’Appennino (2004) editi da Silva. Quindi Terra di Pievi (2006), Monasteri (2007), Castelli e Borghi Medievali (2009) e “L’ultima Goccia” (2015) editi da MUP.
Fedele alla tradizione e amante della profondità espressiva della stampa in camera oscura e da apparecchio analogico, predilige questo all’ormai preponderante digitale e il bianco e nero al co- lore. I suoi riferimenti principali sono Ansel Adams e Gabriele Basilico di cui condivide la filosofia e l’approccio allo scatto: “rallentare la fretta, attendere qualche minuto prima di scattare la foto e dopo aver composto perfettamente l’immagine nel visore”.