ALFIERI


Alfieri


 
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DENI ALFIERI

Deni Alfieri è nato a Parma nel 1959. Ha conseguito il diploma al Liceo artistico Toschi di Parma nel 1978. Ha avuto un periodo formativo con interessi in campo scientifico (facoltà di Biologia) e ha praticato vari sport a contatto con la natura (trekking in montagna, navigazione in barca a vela). Dal 2000 ha iniziato le prime mostre collettive e personali, esponendo opere ad olio con forme e colori di neo-paesaggio per passare, negli anni successivi, all’astrazione. Caratteristici della sua pittura sono elementi che si aggregano e disgregano, la ricerca d’armonia tra definito e indefinito, vuoto e pieno, linea dritta e linea curva, come lunghezze d’onda percepibili ai nostri sensi. Lo studio scientifico e l’approfondimento della fisica quantistica, oltre all’interesse per la filosofia orientale sono fondamentali per la sua espressione artistica e per i contenuti che attraverso di essa vuole veicolare.  

 

                              L'uomo è un atomo pensante in seno dell'infinito e dell'eternità,
vivente sulla Terra tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo.

(C. Flammarion
)
         

 

È questa la verità? Gli ingranaggi, le viscere del mondo, gli intrecci di tempo, spazio, universi che s’intersecano senza mai fine. È questa la trama che sta dietro l’apparenza, dietro l’illusoria linearità della nostra esistenza? Deni Alfieri propone le molteplici varianti della realtà, applicando in pittura le scoperte della fisica quantistica, il probabilismo filosofico. Quelli che sembrano circuiti elettronici, elaborazioni informatiche, astrazioni futuristiche, sono esiti di una profonda riflessione e un modo nuovo di tradurre pensieri ed emozioni. Kandiskij aveva teorizzato la trasformazione in forme e colori della musica, qui le geometrie sono più complesse, sono piani molteplici senza soluzione di continuità. Alle evoluzioni cromatiche e sonore del pittore russo, si sovrappongono le visioni labirintiche di Escher e le suggestioni derivate dalle nuove scienze; il nuovo universo è un circuito interno di computer, è spazio d’infiniti spazi, le categorie temporali si mescolano e sovrappongono. Lo sguardo non riesce a fissarsi, sale e scende e finisce per ipnotizzarsi in questa altalena di forme, colori, percorsi senza meta. Anche “Zona d’equilibrio” è un minuscolo brano in un dinamismo continuo che non può essere altrimenti. La stasi d’altronde è come la pausa musicale, evoluzione in potenza, energia trattenuta, sospensione in ulteriori passaggi, è chiarore di luce che sostiene gli intrecci. E il varco – quando si trova - è mistero. Come per Stefano Ferrari, c’è un’opera che apre, spezza e schiude alla libertà, invitando quasi ad abbandonarsi al flusso degli eventi, a perdersi nel vortice della vita, alla sua sempre ineffabile bellezza: si tratta di “Nuvola di probabilità”. Allora comprendiamo come tutto sia possibile, tutto sia sempre nell’istante e ovunque. Dentro il mondo, dentro di noi è l’infinito, è tutto. Siamo una particella di questo flusso e siamo lo stesso flusso, siamo nella corrente e siamo la corrente. Nel piccolo è la verità del grande e nel grande la verità del piccolo. La fine? No, non c’è.  
                                                                                                                                                                                                      Manuela Bartolottio