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Mercoledì, 01 Giugno 2022 20:23

IL COLORE DEI SOGNI

IL COLORE DEI SOGNI
di Valter Berni 

“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”. Così scriveva Edgar Allan Poe.
Per Valter Berni questa calda memoria è anche intrisa di colori, d’emozioni e d’ulteriori sogni.

Autodidatta estremamente fecondo, dai primi anni ’60 del secolo scorso e ancor più dopo aver cessato la sua lunga attività di mobili d’arredo e di design, egli s’è immerso nella pittura, affidandosi ai ricordi di soggiorni in luoghi esotici e lontani, rielaborandoli attraverso un raffinato senso del colore acquisito con l’esperienza, così da restituire qualcosa che va ben oltre la visione oggettiva. A volte si avvale di simboli molto semplici, direi archetipici, ma non per questo meno evocativi (la luna, l’idolo, l’onda, il vulcano, il cavallo, la scimmia); proprio come accade nei sogni, restano e riaffiorano elementi chiave per esplorare l’interiorità. E questa interiorità reclama a gran voce, con tinte accese, luminose, vibranti, l’aspirazione profonda alla libertà. In questo senso “Galoppo verso l’ignoto” è quasi una dichiarazione di poetica.

Berni è infatti libero quando dipinge sfuggendo di fatto a tutte le categorie, le regole, le sovrastrutture razionali e prospettiche, accogliendo le suggestioni avanguardistiche di Schifano, fino ad infrangere il tabù del segno e della figurazione. Si spinge quindi a raccogliere tra i suoi ricordi fotogrammi emotivi, attraversando la memoria e riprendendola dall’alto di un drone surreale (Favelas, Fenicotteri rosa, Giardini d’Italia) o percorrendo le vertigini dell’immaginazione per fermare addirittura visioni cosmiche (Formazione di una supernova, gli Ufo ci guardano, Frammenti di asteroide, Galassia in formazione). Berni pare lasciarsi incantare dalla meraviglia dell’universo, affascinare dal mistero della natura così che anche la sua astrazione, materica, corposa, tridimensionale, viene pervasa da questa spinta romantica, da questo gioioso sgomento per il sublime. L’abbandono della forma si traduce quindi in un concerto cromatico, in un inno festoso alla bellezza del cosmo.

L’artista si concede anche sperimentazioni del tutto fuori dal suo solito contesto, come il “Vescovo” dipinto su una porta, con effetto di crettatura e una posa frontale, aulica, stilizzata, tale da rievocare le figurazioni simil-affresco di Campigli, a loro volta ispirate all’antichità etrusca. Tale eccezione, arricchita anche da elementi materici quali la tela di iuta, è indice di un continuo approfondimento dell’artista riguardo ai propri mezzi e alle proprie suggestioni culturali. Berni, come tanti autodidatti, ha imparato osservando, provando, inseguendo le proprie inclinazioni interiori, con libertà e passione.

Nelle sue peregrinazioni vere o immaginarie, ha trovato la spinta per andare avanti, sempre e comunque. E come spesso accade, nei sogni, non ci sono le ombre, ma tinte increspate che affiorano in superficie anche dagli abissi dell’inconscio. Sono i manti del mistero dell’esistenza, delle sue inaspettate favole (La regina e il lupo, La marchesa osserva). Inaspettate però, non casuali. Allora anche il suo definirsi, con troppa umiltà, “pittore per caso” o lo stesso “Autoritratto per caso”, ha di fatto la sua giustificazione e determinazione nella necessità dell’arte, nell’impellenza di creare, di dare un colore al proprio essere, alle proprie speranze, al proprio amore per la vita, in tutte le sue declinazioni. Inevitabilmente, l’autenticità di questo trasporto, la vocazione per nulla casuale di Berni, sono provate dalla capacità di coinvolgere lo spettatore che si va perdendo anche lui in una migrazione senza tempo e spazio, nell’incanto dell’universo, condotto magicamente dal colore dei sogni..           Manuela Bartolotti

 

 

 

Mercoledì, 01 Giugno 2022 20:04

VALTER BERNI

Favelas
Favelas

Tavolozza di colori 3
Tavolozza di colori 3

Pammukale
Pammukale

  Valore3

VALTER BERNI

Mercoledì, 01 Giugno 2022 19:22

IL COLORE DEI SOGNI

Berni

FONDAZIONE UCCIA FIENI CHAOS ART GALLERY  
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione di

 

 

 Inaugurazione
Sabato 4 giugno, ore 17.00

“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”. Così scriveva Edgar Allan Poe. Per Valter Berni questa calda memoria è anche intrisa di colori, d’emozioni e d’ulteriori sogni. Autodidatta estremamente fecondo, dai primi anni ’60 del secolo scorso e ancor più dopo aver cessato la sua lunga attività di mobili d’arredo e di design, egli s’è immerso nella pittura, affidandosi ai ricordi di soggiorni in luoghi esotici e lontani, rielaborandoli attraverso un raffinato senso del colore acquisito con l’esperienza, così da restituire qualcosa che va ben oltre la visione oggettiva e conduce l’osservatore lontano, in una dimensione senza tempo e spazio, nell’incanto dell’universo.

 

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per info e appuntamenti: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

  

FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma

Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
tel. +39 366 300 1181

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Mercoledì, 11 Maggio 2022 21:02

Istvàn Madarassy

 

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  Valore3

 

ISTVAN MADARASSY


Istvàn Madarassy è nato il 16 luglio 1948 a Budapest. Appartenente ad una famiglia di artisti, ha frequentato l’Istituto di arti applicate e figurative e la Scuola superiore di Arti applicate. A soli 20 anni è stato restauratore presso il Museo Nazionale Ungherese. Dal 1973 è membro degli “Artisti ungheresi”, dal 1987 della Società artistica DunapArt e dal 1991 della Europaische Akademie der Wissenschaften und Künste (ASAE, Salisburgo). Nel 1994 la sua opera “La porta dell’Inferno”, ha ricevuto la medaglia d’oro alla Mostra Biennale Internazionale di Dante a Ravenna. Nel 2000 il Presidente della Repubblica Ferenc Màdl ha fatto omaggio a Papa San Giovanni Paolo II, in Vaticano, delle sue statue di S. Stefano e Santa Gisella. Nel 2004 ha ricevuto la medaglia al merito del governo ungherese. La sua passione per l’arte, la musica, la letteratura italiane l’hanno portato a recarsi e a esporre diverse volte in Italia (Venezia, Milano, Firenze, Roma), a Parma (mostra alla Galleria Sant’Andrea di Parma, presentato dall’On. Giuseppe Amadei, nel 2007 e nel 2019 alla Galleria Parma per le Arti) e provincia (Rocca Sanvitale di Fontanellato nel 2008 e nel 2013 al Museo Verdi di Busseto). Il ciclo della Divina Commedia in 99 tavole di rame lavorate con la tecnica della pittoscultura, è stato esposto a più riprese a Firenze nel Museo Casa di Dante (2011, 2013, 2016) e nel 2019 all’Accademia Ungherese a Roma. Sempre nello stesso anno gli è stato conferito dal Presidente d’Ungheria il prestigioso premio Kossuth ed è stata inaugurata a Zimony in Serbia la statua dell’eroe serbo Janos Hunyadi alla presenza del Presidente ungherese János Áder e del Presidente serbo Aleksandar Vucic. Madarassy aveva in precedenza realizzato Santo Stefano, San Ladislao e la figura di tre metri dell'Arcangelo Michele nella piazza principale di Veszprém.

        

Ha impiegato circa 6 anni Istvàn Madarassy per compiere la sua “Divina Commedia”, leggendo e rielaborando nel crogiuolo della sua mente e della sua anima le parole “alate” di Dante, scolpendo col calore della fiamma e plasmando il rame, perché rimandasse i patimenti e il sofferto cammino dell’Inferno, il riverbero rosso e il desiderio di salvezza del Purgatorio, lo splendore dell’oro e la gloria esultante, corale dei cieli del Paradiso.
Osservando questo percorso creativo, tre sono le chiavi interpretative, tre gli elementi simbolici che caratterizzano tutta la sua Divina Commedia: la luce, il suono, le persone.
I canti infernali sono rappresentati con un fondo scuro, spesso opaco, sul quale risaltano varie sfumature di colore e ombre arse di aloni ossidati. La materia qui prevale sullo spirito, incatena le anime dannate ad una cupa eternità di solitudine. Regna ovunque il silenzio di una speranza soffocata, talvolta interrotto da un grido vuoto, fatto di braccia in alto protese, come nella tavola con la nave di Ulisse nel suo “folle volo”. S’avverte un’inquieta disarmonia, le figure umane, poche e disgiunte, sono spesso in equilibrio precario, le forme sono incomplete, e talvolta parlano solo mani che raccontano d’affanno e paura senza mai pace. Nel Purgatorio il fondo è rosso dell’appassionata brama di Dio e del fervido pentimento, le figure sono rappresentate più numerose e spesso in dialogo tra loro. Il grido bestiale o il silenzio di disperazione sono mutati in comunione e conversazione. Le teste sono spesso rivolte in alto e le composizioni, dove prevalgono questi azzurri cangianti, trasmettono un senso di moto ordinato. Dante e Beatrice sono in più immagini insieme e il legame d’amore è forza che fa ascendere, sospingendo in alto. Finchè, ecco il Paradiso, dal fondo oro che rimanda la luce, dove le anime sembrano danzare e cantare rivolte “in excelsis Deo”. Le tavole s’affollano di cori angelici, d’accordi armoniosi. Nello splendore, s’accendono tutti i colori. La materia del rame è trasfigurata in un tripudio iridato, sfolgorante fino al culmine della visione trinitaria fatta di rosso, blu e oro che si vanno mutando uno nell’altro per significare l’Uno e trino di Padre, Figlio e Spirito Santo. Dopo il cammino della Fede, faticoso nelle tenebre infernali, dopo il fremito della speranza trattenuto ancora dal fardello dei peccati da “purgare”, si giunge al massimo di luce, alla musica dei cori angelici, al perfetto accordo che è Carità, è Dio.
Dante doveva restituire a parole un’apparizione sublime e ineffabile, Madarassy tradurre visivamente, con la materia plasmata e scaldata, le visioni sempre più inesprimibili, spirituali del poeta. Quello che conta e che resta non sono però le immagini concrete, ma l’emozione che restituiscono, il sussurro dell’invisibile che passa da anima a anima.
E con questa emozione entra in noi la Verità. Che è poi tutta in quell’ultima frase del Paradiso dantesco: “l’Amor che move il Sole e l’altre stelle.”

Manuela Bartolotti

Mercoledì, 11 Maggio 2022 20:50

LA DIVINA COMMEDIA

LA DIVINA COMMEDIA

ISTVAN MADARASSY

 

Ha impiegato circa 6 anni Istvàn Madarassy per compiere la sua “Divina Commedia”, leggendo e rielaborando nel crogiuolo della sua mente e della sua anima le parole “alate” di Dante, scolpendo col calore della fiamma e plasmando il rame, perché rimandasse i patimenti e il sofferto cammino dell’Inferno, il riverbero rosso e il desiderio di salvezza del Purgatorio, lo splendore dell’oro e la gloria esultante, corale dei cieli del Paradiso.
Osservando questo percorso creativo, tre sono le chiavi interpretative, tre gli elementi simbolici che caratterizzano tutta la sua Divina Commedia: la luce, il suono, le persone.
I canti infernali sono rappresentati con un fondo scuro, spesso opaco, sul quale risaltano varie sfumature di colore e ombre arse di aloni ossidati. La materia qui prevale sullo spirito, incatena le anime dannate ad una cupa eternità di solitudine. Regna ovunque il silenzio di una speranza soffocata, talvolta interrotto da un grido vuoto, fatto di braccia in alto protese, come nella tavola con la nave di Ulisse nel suo “folle volo”. S’avverte un’inquieta disarmonia, le figure umane, poche e disgiunte, sono spesso in equilibrio precario, le forme sono incomplete, e talvolta parlano solo mani che raccontano d’affanno e paura senza mai pace. Nel Purgatorio il fondo è rosso dell’appassionata brama di Dio e del fervido pentimento, le figure sono rappresentate più numerose e spesso in dialogo tra loro. Il grido bestiale o il silenzio di disperazione sono mutati in comunione e conversazione. Le teste sono spesso rivolte in alto e le composizioni, dove prevalgono questi azzurri cangianti, trasmettono un senso di moto ordinato. Dante e Beatrice sono in più immagini insieme e il legame d’amore è forza che fa ascendere, sospingendo in alto. Finchè, ecco il Paradiso, dal fondo oro che rimanda la luce, dove le anime sembrano danzare e cantare rivolte “in excelsis Deo”. Le tavole s’affollano di cori angelici, d’accordi armoniosi. Nello splendore, s’accendono tutti i colori. La materia del rame è trasfigurata in un tripudio iridato, sfolgorante fino al culmine della visione trinitaria fatta di rosso, blu e oro che si vanno mutando uno nell’altro per significare l’Uno e trino di Padre, Figlio e Spirito Santo. Dopo il cammino della Fede, faticoso nelle tenebre infernali, dopo il fremito della speranza trattenuto ancora dal fardello dei peccati da “purgare”, si giunge al massimo di luce, alla musica dei cori angelici, al perfetto accordo che è Carità, è Dio.
Dante doveva restituire a parole un’apparizione sublime e ineffabile, Madarassy tradurre visivamente, con la materia plasmata e scaldata, le visioni sempre più inesprimibili, spirituali del poeta. Quello che conta e che resta non sono però le immagini concrete, ma l’emozione che restituiscono, il sussurro dell’invisibile che passa da anima a anima.
E con questa emozione entra in noi la Verità. Che è poi tutta in quell’ultima frase del Paradiso dantesco: “l’Amor che move il Sole e l’altre stelle.”

Manuela Bartolotti

 

 

 

Mercoledì, 11 Maggio 2022 19:59

LA DIVINA COMMEDIA

Invito Divina Commedia

FONDAZIONE UCCIA FIENI CHAOS ART GALLERY  
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione di

 

mada

divina 

 Inaugurazione
Sabato 14 maggio, ore 17.00

Gli episodi salienti dei 100 canti della Divina Commedia sono tradotti in rame con la rara tecnica di pitto-scultura dall’artista ungherese Istvàn Madarassy. Il percorso di purificazione di Dante è reinterpretato attraverso la simbologia dei colori, della luce e dell’impostazione delle figure. Si va dall’oscuro, solitario, silenzio dell’Inferno al corale exultet d’oro e luce del Paradiso, passando per un Purgatorio fatto d’ardore rosso di speranza, in un crescendo di moto e d’amore. Madarassy torna a Parma con una mostra che in questi anni ha omaggiato il Poeta sia a Budapest che a Roma (Accademia d’Ungheria) che nella natia Firenze (Museo Casa di Dante).

 

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

 

 

 

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Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma

Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
tel. +39 366 300 1181

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Mercoledì, 20 Aprile 2022 20:59

Abbracci

abbracci

FONDAZIONE UCCIA FIENI CHAOS ART GALLERY  
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
 "ABBRACCI" mostra collettiva di:
NERONE (SERGIO TERZI)GOLIARDO PADOVA
LUIGI PASTORICARLO RONDA,  DARIO ROSSI

 

 Inaugurazione
Sabato 23 aprile, ore 17.00

Il cielo abbraccia la terra e quasi vi si confonde nell’acqua di una lanca silenziosa, si chiudono in un abbraccio le ali degli uccelli migratori di Goliardo Padova. Intrecciano i rami i gelsi e si fondono le loro ombre, danzano i contadini nel fiume in mezzo ai prati fioriti di Dario Rossi. Il gallo canta alla luna e la melodia unisce i dolori e le speranze del mondo così che uomini e animali mischiano le loro esistenze fin a confondersi nelle opere di Nerone. È tutto un abbraccio necessario, risolutivo, confortante e materno quello che si compie nei quadri di Carlo Ronda. Più che umano, unione fisica e metafisica, ritorno alla Grande Madre. La stessa che per Luigi Pastori è ma infine per ognuno la Natura, la Terra. Alla fine per tutti c’è un cerchio che si chiude, una storia che ricomincia, dal basso all’alto, dalla morte alla vita.

 

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https://youtu.be/wVFiBd22H4c

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.

 

 

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Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma

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Mercoledì, 20 Aprile 2022 20:41

Abbracci

ABBRACCI
mostra collettiva di: 
NERONE (SERGIO TERZI)
GOLIARDO PADOVA
LUIGI PASTORI
CARLO RONDA
DARIO ROSSI


Il cielo abbraccia la terra e quasi vi si confonde nell’acqua di una lanca silenziosa, si chiudono in un abbraccio le ali degli uccelli migratori di Goliardo Padova. Intrecciano i rami i gelsi e si fondono le loro ombre, danzano i contadini nel fiume in mezzo ai prati fioriti di Dario Rossi. Il gallo canta alla luna e la melodia unisce i dolori e le speranze del mondo così che uomini e animali mischiano le loro esistenze fin a confondersi nelle opere di Nerone. È tutto un abbraccio necessario, risolutivo, confortante e materno quello che si compie nei quadri di Carlo Ronda. Più che umano, unione fisica e metafisica, ritorno alla Grande Madre. La stessa che per Luigi Pastori è ma infine per ognuno la Natura, la Terra. Alla fine per tutti c’è un cerchio che si chiude, una storia che ricomincia, dal basso all’alto, dalla morte alla vita.
Questi cinque artisti hanno in comune lo stile pittorico che si può definire espressionista, con diverse personalissime interpretazioni, ma denotano tutti un dialogo incessante con la vita, spesso doloroso, comunque sempre risolto in una composizione armonica che cerca di trovare la risposta con la fusione tra uomo e natura, tra uomo e universo.
Se in alcuni prevale la natura e viene espressa con evidenza materica, specialmente in Dario Rossi, in Goliardo Padova, ed esuberanza cromatica, sempre in Rossi e Nerone, invece in Ronda e Pastori il focus è l’uomo. Ronda cerca nei suoi corpi contorti e nelle pose orientaleggianti, l’accordo con l’Universo. Da figurazioni infernali, incubi alla stregua di Bosch, passa ad una sorta di Nirvana, compiendo una sua originale, intima Divina Commedia. Le visioni allucinatorie di una fisicità quasi ossessiva dei primi tempi, lasciano il campo a opere più contemplative, avvolte in una dimensione estatica d’ascendenza buddista. Persino i colori cambiano, virano dal rosso fiammante e dalle tinte cupe ad un prevalente pacificante azzurro. Pastori invece, nonostante il tratto fortemente marcato, espressionista in stile tedesco delle figure, risolve il destino di questa “comedie humaine” in un sodalizio di fraternità e amore tra uomini, fiducioso nell’accordo tra esseri e natura, evocando non tanto un Paradiso celeste, ma piuttosto terrestre, un Eden primigenio. A ben vedere, è anche quello esotico, selvaggio, di Nerone, ma in lui la pace è solo apparente, perché si percepisce sempre la sottesa presenza di una minaccia, di un pericolo; una sottile inquietudine pervade i suoi quadri.
Padova, da parte sua, osserva e accetta questa realtà di trasformazione, dove la vita si nutre di se stessa, la luce riverbera sul fango, il battito di un’ala infrange il silenzio. Goliardo contempla il vorace e stupefacente ciclo dell’esistenza con consapevolezza e rassegnazione. Anche Dario Rossi lo coglie, ma l’esprime con la sovrapposizione delle tinte, quasi che i colori s’inghiottissero l’un l’altro; la materia già densa, vischiosa di Padova, diventa in lui onda che sfonda la bidimensionalità del quadro per travolgere l’osservatore. L’emozione raccolta, introversa, concentrata di Goliardo (un’intima lanca, un volo racchiuso), si estroflette in Rossi, il soffocato lamento dell’essere diventa grido di luce, esplodono le forme, tutto è attraversato da una brama amorosa incontenibile, da un amplesso universale tra uomo e mondo, tra terra e cielo.                                                                      Manuela Bartolotti

 

 

 

Mercoledì, 20 Aprile 2022 20:11

Carlo Ronda

 

Carlo Ronda


 
 
  Valore3

 

CARLO RONDA

Mercoledì, 20 Aprile 2022 20:11

Sergio Terzi (Nerone)

 

Nerone


Nerone


 
  Valore3

 

SERGIO TERZI (NERONE)

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