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CARLO AMATI

Carlo Amati è nato e vive a Colorno (PR). Autodidatta, svolge per passione l’attività̀ di pittore dagli anni ‘60. Ha tenuto mostre personali ed ottenuto riconoscimenti e premi in esposizioni collettive e concorsi nazionali ed internazionali. Le sue opere sono collocate in sedi pubbliche e private. Lavora nel suo studio di architettura, arredamento ed art-design a Colorno con i figli Michelangelo e Giovanni. Ha curato, come progettista libero professionista, allestimenti di mostre storico-artistiche ed installazioni di stands fieristici a Parma, Firenze e Parigi.
Amati

NOTE CRITICHE
«Amati c’è dentro e sta scrivendo la storia del suo e di tanti paesi sul fiume, a volte rischiarando, a volte incupendo la nebbia, con amore, attenzione e decisione.»
Tiziano Marcheselli, 1969

«Paesi del Po e della nostra Parma nella concreta immagine di dominante macera- ta malinconia. Ore desolate, luoghi incantati, tramontate illusioni, reliquie di gioventù̀ che annegano nel tempo.»
Bruno Zoni, 1970

«[...] una sorta di “espressionismo padano”, suggestionato dai lunghi inverni del- la Bassa [...] ma nell’insieme, a quali sponde approderà̀ il giovane colornese che è quasi giunto a cancellare le apparenze del suo mondo, per denudarne l’anima?»
Giovanni Pettenati, 1970

«Qui si riconosce una quieta e sensibile meditazione assorbente sul paesaggio fluviale e una trascrizione pittorica di profonda intensità̀ allusiva.»
Gianni Cavazzini, 1971

«L’artista, evidentemente sicuro del fatto suo, ha forse capito di saper tenere in pugno la materia (per l’uso che se ne è ripromesso di fare) e questo fatto deve non poco tormentarlo»
Romano Peli, 1975

«La realtà̀ di Amati è ora quella delle superfici ricche di materia, dei colori patinosi, delle tonalità spente dei muri con l’evoluzione scherzosa delle macchie del tempo.»
Mario Bommezzadri, 1982

«Ci vuole dedizione e passione per addentrarsi nella stratificazione delle cose più semplici che il tempo ha reso uniche e che il pittore scava e ricompone, quasi volesse cogliere e rappresentare null’altro se non le proprie suggestioni, il valore attribuito all’oggetto ed alla materia di cui è composto.»
Stefania Provinciali, 2011