Lunedì, 03 Febbraio 2020 00:26

"IL SENSO DELL'ORA FELICE"

Sergio RIVIERA, Francesca CASSONI,
Mario BONINI, Marino IOTTI

"Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo.
Mi possiede per sempre, lo sento.
Questo è il senso dell'ora felice: io e il colore siamo tutt'uno.
Sono pittore." 
Paul Klee  

La frase di Paul Klee raccoglie tutto il significato delle opere di questa collettiva il cui fil rouge è proprio la forza del colore. L’altro tema che trascorre sottile è la natura, espressa sempre attraverso tinte emozionali, evocative.
Francesca Cassoni è l’unica donna, ma la sua pittura impetuosa, dal segno frenetico e incisivo, è fatta d’intrichi di suoni e di fecondi silenzi, d’un approccio insaziabile alla vita che lei cattura nelle sue fibre, denudandola e lasciandole scoperta l’anima d’ombra e luce. Il suo espressionismo astratto, con continui richiami simbolico-naturalistici (ritorna spesso la piuma nelle sue opere) è prossimo a quello di Marino Iotti, artista che pare trattenere i colori dietro un velo bianco di quiete, ma poi s’insinuano come virgulti nel cemento e risuonano in lunghe eco tra profondità luminose e sortilegi di verde boschivo, di rosso vibrante, di giallo solare. Sono storie ariose, meditative, lievi come versi poetici. Se in Cassoni è soprattutto terra e fuoco, brama di fuga appassionata, qui è piuttosto aria, acqua e sospensione incantata. E tanto spazio dove perdere i pensieri tra l’approdo di un ramo e di un petalo sulle rive della coscienza.
Tutto invece si accende in Mario Bonini con i suoi paesaggi struggenti, ispirati ai tanti reportages fotografici in giro per il pianeta.
Predilige i grandi spazi e le montagne riprese al tramonto, scenari nei quali s’avverte il trasporto, il sentimento romantico di vertigine davanti all’infinito; è la contemplazione del creato e lo stupore del mistero della sublime bellezza. Il colore è la cifra potente che restituisce io spirito di un luogo, l’emozione e lo sgomento. Similmente fa Sergio Riviera con le sue vedute impastate di tinte brillanti alla Nolde e d’amore folle per la vita in tutta la sua magnificenza.
Anche qui troviamo luci calde, crepuscolari a metà tra sogni e ricordi, tra nostalgie e speranze. Quella di Riviera è una dimensione più vicina, padana, ma di prepotente seduzione. Ogni pennellata è un gesto d’amore, ogni colore un palpito. Riviera è un romantico dei più puri in questa sequenza d’artisti che contemplano la natura e l’esprimono nell’abbandono al colore. Persino lo scultore, Marco Papagni, realizza anche opere in creta dipinte. Il tema predominante è la Divina Commedia e vi è una rassegna d’episodi e personaggi significativi resi con forza espressiva, in uno stile ispirato a Rodin e di notevole spessore drammatico. Le figure escono dai versi di Dante con tutta la loro inquietudine e dolorosa presenza. La natura è qui metamorfosi, la colorazione (anche solo ideale) serve ad enfatizzare il significato, a rendere più efficace il messaggio. Ognuno di questi interpreti è dunque posseduto dal colore, più o meno profondamente e consapevolmente.
Ecco dunque il senso di un tempo dilatato in cui si compie il destino dell’artista, dove ci si fonde col gesto e l’emozione, con la vita fino al midollo, dove si è soli davanti all’arcano della natura e dell’uomo, davanti all’immenso, per infine vedere, come ha scritto Blake, “un mondo in un granello di sabbia, un paradiso in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora”. L’ora felice.

Manuela Bartolotti 

Published in Mostre 2020
Domenica, 10 Novembre 2019 08:36

"LA RICERCA DELLA LIBERTA'"

Oltre

Ci sono due parole che vengono in mente osservando le opere di Mary Quarantelli, due parole che sono legate e vitali: ricerca e libertà. Alcuni suoi lavori indicano addirittura nel titolo questa ricerca della libertà, della luce, d’un varco da oltrepassare, di una cortina da superare, uno spazio oltre il quale librarsi e liberarsi. Ricerca per lei non è solo una condizione esistenziale, ma è anche la sperimentazione instancabile di tecniche, mezzi espressivi diversi, dallo smalto all’acrilico, all’intervento sulla foto, al collage di materiali vari, su supporti di ogni tipo. Liberamente, senza porsi vincoli di carattere estetico o freni di verosimiglianza. Perché quello che conta è il percorso che da “dentro, in fondo” si va a muovere sulla superficie, talvolta graffiandola, infrangendone la compattezza, oppure s’anima sulla carta che s’accartoccia, si piega in onde espressive e si lacera schiudendo così altre direzioni dello spirito e della mente. I paesaggi si risolvono in essenziali vibrazioni cromatiche, suggestioni atmosferiche di tinte dove linee verticali proiettano il tracciato del desiderio e delle emozioni, come corde che vibrano i riflessi del mondo, apparenze che rimandano alle profondità. Persino le ombre, i rilievi più scuri, hanno increspature luminose, lasciano sfuggire baluginii d’infinito: impronte divine sul mondo che lei sa intercettare grazie alla fede e all’amore per ogni minima cosa.
E’ difficile trovare precisi riferimenti pittorici, influenze chiare e riconoscibili, forse solo affinità con artisti che hanno lo stesso legame quasi simbiotico con l’esistenza e la natura, che vanno indagando le origini e le evoluzioni della vita, con pochi gesti calibrati per spazi fecondi di luce, moti ascensionali, crepitanti apparizioni. S’avverte qualcosa di Goliardo Padova nelle combinazioni cromatiche, nell’insistito vitalismo, mentre le organizzazioni spaziali con sovrapposizioni di materiali rimandano a Burri. Tuttavia la sua personalità artistica, di autodidatta sensibilissima educata all’applicazione e alla coordinazione armonica dei colori dall’amico e maestro Rino Sgavetta, emerge in un equilibrio formale raffinatissimo. Nulla è mai di troppo; i richiami calibrati tra le tinte e la distribuzione delle linee e degli spazi sono coordinate per la mappa dell’interiorità, elaborano messaggi intensi e precisi, evocano con forza, senza incertezze o ambiguità. Come nella vita, anche nel segno più concitato, nella macchia imprevista, nel dettaglio quasi impercettibile, nulla è a caso. Tutto ha un senso in questa inesauribile ricerca della libertà. E della sua luce. Oltre.

Manuela Bartolotti

Mary Quarantelli è nata a Fidenza (Pr) il 23 gennaio 1954 e ancora a Fidenza vive e lavora. Ha cominciato a dipingere nel 1981 da autodidatta osservando gli artisti contemporanei e dopo aver conosciuto il concittadino Rino Sgavetta di cui comincia a frequentare lo studio. Con lui intraprende un primo approccio alla pittura “impressionista”. Inizia a lavorare con olio e spatola su tela, su tavola e altri supporti. Negli anni ’90 si svincola dal figurativo, lasciandosi sedurre dalle ricerche di correnti pittoriche d’avanguardia e sperimentando sempre nuove tecniche, materiali, in continua evoluzione esteriore e interiore. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, in Italia (a Roma è stata insignita del Premio Leonardo) e all’estero (Londra, Nizza), l’ultima delle quali a Bruxelles nel 2016.
Hanno scritto di lei Francesco Ruinetti, Danilo Bianchi ed è stata pubblicata recentemente nel Catalogo dell’Arte Moderna (Gli artisti italiani dal primo Novecento a oggi) edito da Giorgio Mondadori, 2017, n. 53.

Published in Mostre 2018
Domenica, 02 Febbraio 2020 23:11

Rino SGAVETTA

Aceri
Aceri
Scavi a Pompei
Scavi a Pompei
Materia
Materia
  Valore3

RINO SGAVETTA

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  • Date Martedì, 19 Aprile 2016
Published in Artisti R-Z
Domenica, 02 Febbraio 2020 23:09

"LEGNA DAL POZZO"

Giuseppe PREVITALI

Published in Mostre 2018
Domenica, 02 Febbraio 2020 23:09

"Distorsioni musicali" "Poetiche astrazioni"

Thomas ARCARI, Mara CERUTI

Published in Mostre 2018
Giovedì, 23 Gennaio 2020 19:04

"LES ENFANTS DU PARADIS"

Max HUGES, Massimo MORETTI, Ester Maria NEGRETTI, Roberto TALIGNANI

Published in Mostre 2018
Giovedì, 23 Gennaio 2020 15:14

Noemi Bolzi

NELLALBA IL SILENZIO 2020 tecnica mista cm 84x112

NELL'ALBA IL SILENZIO (2020 tecnica mista, cm 84x112)

 
MI AFFACCIO SUL FUTURO 2020 tecnica mista cm 70x70

MI AFFACCIO SUL FUTURO (2020 tecnica mista, cm 70x70)

 

L'ORO DI BEBE (2012 tecnica mista, cm 40x40)

 
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NOEMI BOLZI

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  • Date Martedì, 19 Aprile 2016
Published in Artisti A-H
Giovedì, 23 Gennaio 2020 14:40

Mary QUARANTELLI

Mary Quarantelli
Pietas
Riflessi
Riflessi
Ricerca o Genesi
Ricerca o Genesi
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MARY QUARANTELLI

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  • Date Martedì, 19 Aprile 2016
Published in Artisti I-Q
Giovedì, 23 Gennaio 2020 14:40

Paolo BASEVI

In una bolla
  

PAOLO BASEVI

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  • Date Martedì, 19 Aprile 2016
Published in Artisti A-H
Mercoledì, 30 Marzo 2016 09:34

"ENERGIA VITALE"

Rino SGAVETTA

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”

Rino Sgavetta è un “giovane” artista di 91 anni che ancora crea sculture di grandi dimensioni, quadri sempre più innovativi, opere tutte contraddistinte da una forza interiore e da un’inesauribile “energia vitale”. Tanti lo conoscono per i variopinti lavori dedicati alle corse ciclistiche o per i paesaggi realizzati a colpi di spatola risparmiando parte della tela, solitamente di juta, che diventa da fondo a sfondo terroso, suggestivo quanto le increspature di materia che vi si sovrappongono. Altri ammirano le sue elaborate sculture lignee intagliate da pezzi unici, levando e levigando fino all’anima della pianta, assecondandone le venature, senza interrompere mai il flusso recondito della vita.
Via via che nel tempo Sgavetta ha approfondito la sua ricerca e la sua sperimentazione, al colore si sono aggiunti i materiali, collages di giornali o di stoffa; è andato sempre più dissolvendo le forme, sintetizzandole in pennellate essenziali, dagli effetti d’un impressionismo sui generis perché denso, corposo e in evoluzione. Significativo è un quadro come “Sagrada Familia” che bene esprime il dinamismo intrinseco di tutta la sua produzione artistica. Tale vitalismo è evocato anche nelle tematiche e nei titoli: Eruzione, Sisma di Amatrice, Sgommata, Prima della partenza. Provocatoriamente, si potrebbe sintetizzare la sua operazione creativa con la famosa formula della relatività di Einstein: E = mc2.
Tradotta in altri termini, l’energia è data dalla massa (in questo caso la materia pittorica o scultorea) moltiplicata per la velocità della luce al quadrato (la vita nel suo svolgersi). E infatti queste pennellate, spatolate, forme lignee lisciate fino al limite sembrano proprio liberarsi nella velocità e nel fremito luminoso che le percorre.
Osservando poi altre opere di Sgavetta che sembrano immobili come i suoi famosi muri, possiamo citare Lavoisier: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Perché anche le immagini apparentemente più rigide, immutabili, prive di ogni moto, in realtà rivelano la corruzione del tempo. Allora le sbrecciature, le fenditure, le crepe di una parete, così come la decadenza di una cosa abbandonata, rotta, persino un frutto marcescente sono silenziose evoluzioni, segni della necessaria vitale trasformazione. E anche nelle composizioni inanimate (pietre, libri vecchi), il colore, fiamma sotto la cenere, germoglia.
Il suo nero nasconde anime di cupo rosso (il magma, il sangue della terra) e di blu oltremare, oltre-cielo, poi fuse in un viola profondo, indecifrabile, ancestrale. Mentre le sculture, sempre più assottigliate, sfidano lo spazio come radici che si ritorcono nell’aria, flussi energetici che prendono forma, fiamme solidificate, slanci che sembrano non finire mai.
E non finiscono. Sono vivi. Energia è arte per vita alla potenza. La potenza è l’amore.

Manuela Bartolotti

 

 

 

Published in Mostre 2018
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