Super User

Super User

Mercoledì, 12 Gennaio 2022 16:29

Claudio Tedoldi

 

Claudio_Tedoldi
Notturno con nebbia, 2021 - olio su tela - cm 70x80

Claudio_Tedoldi
Raggi di luce fra la nebbia, 2021 - olio su tela - cm 80x80

 

Claudio_Tedoldi
Sogno e nebbia, 2021 - olio su tela - cm 70x80

  Valore3

 

CLAUDIO TEDOLDI

Mercoledì, 12 Gennaio 2022 16:17

Sigfrido Vecchi

 

Sigfrido_Vecchi
Approccio, 1983 - olio su tela - cm 120x130

Sigfrido_Vecchi
Deserto arido, 2020 - olio su tela - cm. 100x120

Sigfrido_Vecchi
The day after, 2013 - olio su tela - cm 70x100

  Valore3

 

SIGFRIDO VECCHI

Mercoledì, 12 Gennaio 2022 15:45

Gianna Zanafredi

 

Zanafredi_Gianna
Composizione n. 05, 2021 - tecnica mista su tela - cm 120x150

Zanafredi_Gianna
Composizione n. 05, 2020 - tecnica mista su tela - cm 80x170

Zanafredi_Gianna
Composizione n. 25, 2015 - tecnica mista su tela - cm 100x120

  Valore3

 

GIANNA ZANAFREDI

Martedì, 11 Gennaio 2022 22:00

Oltre la nebbia

Marco Fallini, Angela Marruso, Ernesto Morales, Sergio Riviera, Claudio Tedoldi, Sigfrido Vecchi, Gianna Zanafredi

OLTRE LA NEBBIA
In questi tempi di pandemia ci siamo persi nella nebbia e ci siamo ritrovati, come in un labirinto dove il filo d’Arianna s’era spezzato. La nebbia è la metafora di sogni, ricordi, di disorientamento come di rifugio, ma è anche uno spazio senza dimensione, un luogo di passaggio che si attraversa e dal quale contemporaneamente si è attraversati, uscendone comunque trasformati, redenti dal silenzio, assolti e pervasi da un’umida luce, rinati. Quello che apparentemente isola, unisce in un destino comune d’ombre indistinte, incerte, alla ricerca d’appiglio che non è ramo, roccia, ma raggio di sole e azzurro di cielo, qualcosa di alto che non si spezza e sfugge, non un miraggio, ma il calore e il colore che torna ancora più vibrante: la vita.
Tutti questi artisti hanno un rapporto intimo e profondo con la nebbia, la conoscono da vicino e da sempre, per le loro origini in una terra feconda di brume.
Ogni artista ha la sua nebbia e il suo oltre. Ad ognuno, in questo catalogo, si è accompagnato un verso famoso che ne sintetizzi la visione, accompagni con il sussurro poetico il silenzio.

Fallini, trova nella nebbia la cornice d’incertezza, l’aura fascinosa che rende ancora più meravigliose le cose, come osservava Wilde. Angela Marruso si lascia sedurre dalla sua poesia e a lei s’abbandona romanticamente come Leopardi nell’infinito. Per Sergio Riviera è il velo che solo riveste d’incanto lo sfolgorio variopinto del mondo e pascolianamente nasconde le cose lontane. Per Claudio Tedoldi è sgomento romantico, sublime bellezza, trasfusione nella luce, luce essa stessa come nel celebre verso ungarettiano di “Mattina”. Sigfrido Vecchi naviga sulle trame di mutevoli paesaggi e la nebbia è la quinta del palcoscenico di una vita sognante e sognata, alla Calderon de la Barca. Questa infinita libertà senza più coordinate di spazio e di tempo, dove tutto si confonde e tutto torna sem- pre uguale e sempre diverso, questa materia di cui son fatti i sogni e siamo fatti anche noi, è la nebbia anche dell’argentino Ernesto Morales. Infine, nella nebbia pulsa la vita come per Gianna Zanafredi e oltre la nebbia c’è per lei e per tutti la verità. Riprendendo infatti le parole del geniale William Blake: “Se si pulissero le porte della percezione, ogni cosa apparirebbe all’uomo come essa veramente è, infinita.”

OLTRE LA VISIONE
Alla mostra prendono parte anche un poeta e un musicista, tra l’altro molto amici tra loro e affini per sensibilità. Le liriche di Stefano Piva trasmettono con rigorosa icasticità ed essenzialità verbale, il senso d’abbandono, di solitudine e soprattutto d’ambiguità della nebbia. Essa è in questi versi uno stato d’animo ed è perfetto per l’atteggiamento malinconico del poeta che trova in lei la complicità di un rifugio, la sensazione di un silenzio pieno però di suoni immaginari e di ricordi che riaffiorano e poi svaniscono. Resta l’impressione di qualcosa di vano, inafferrabile, fuggevole “in quel tempo/ che non sembra sia tolto/ che non sembra sia dato.”
Quest’ umida dissolvenza la ritroviamo nella musica di Giovanni Vezzani, nelle note sospese che evocano passi ovattati, l’incedere solitario di chi s’avventura nella nebbia. Si trova anche qui l’abbandono fiducioso ad un mondo parallelo di luce dove l’anima sussurra e dialoga con se stessa, dove non c’è più tempo né spazio intorno anche solo per l’istante di un passo che è poi la vita. La musica allora coglie l’essenza di ciò che invisibilmente sfiora e fugge, avvolge e si perde come un’illusione.

 

 

Martedì, 11 Gennaio 2022 21:27

Oltre la nebbia

oltre la nebbia

Marco Fallini, Angela Marruso, Ernesto Morales, Sergio Riviera,
Claudio Tedoldi, Sigfrido Vecchi, Gianna Zanafredi

 

Ben conosciamo la nebbia, misteriosa, inquietante, protettiva. Ci avvolge e ci perdiamo, ci isoliamo nella sua tregua bianca. Ma oltre? Oltre la nebbia? Cosa c’è attraversandola? Cosa c’è oltre tutto quel silenzio, oltre i profili sfuocati e gli umidi passi, oltre la vaga e diffusa luce? Lo possiamo scoprire nella mostra “Oltre la nebbia” che s’inaugura il 13 gennaio alle 17 alla Chaos Art Gallery. Saranno tanti gli artisti ad accompagnarci, 6 pittori (Angela Marruso, Ernesto Morales, Sergio Riviera, Claudio Tedoldi, Sigfrido Vecchi, Gianna Zanafredi), un fotografo (Marco Fallini), un poeta (Stefano Piva) e un musicista (Giovanni Vezzani). E nel periodo d’esposizione si svolgeranno due presentazioni di libri: un’edizione speciale de “Il Profeta” di Gibran con illustrazioni originali di Ernesto Morales (21 gennaio) e “Il mondo di qua” di Stefano Piva (29 gennaio). Fino al 3 febbraio potremo immergerci nella poesia, nell’arte, nell’atmosfera incantata della nebbia. E oltre.

 

Presentazione a cura di Manuela Bartolotti

INAUGURAZIONE
Giovedì 13 gennaio 2022 - ore 17

  

 

Venerdì, 17 Dicembre 2021 23:39

Giuliano Zoppi

 

 zoppI


zoppi11


 
  Valore3

 

GIULIANO ZOPPI

Venerdì, 17 Dicembre 2021 23:20

Enrico Benassi

 

 zoppI


benassi11


benassi112


  Valore3

 

ENRICO BENASSI

Venerdì, 17 Dicembre 2021 22:40

Natale Naïf

 C’è naïf e naïf, quello più genuino e quello più elaborato, quello più naturale e quello più colto, ma tutti trasmettono una visione rasserenante della vita, un mondo irradiato dai sogni, dove natura e uomo si fondono in armonia, dove sfuggono i canoni visivi tradizionali e si è sempre in una dimensione quasi d’assenza di gravità. Benassi ha cominciato a dipingere per gioco, usando supporti poveri quali cartoni di scatole di cioccolatini e colori semplici come le tempere, eppure ha creato mondi incantati e forgiato uno stile unico e personalissimo. Il richiamo inevitabile è ai mosaici bizantini, sia in quel puntinismo che niente ha a che vedere con quello scientistico di Seurat o Signac, sia nella bidimensionalità dove le figure simboliche e significanti sono evidenziate dalle proporzioni e non dalla costruzione prospettica. Il suo occhio, come l’occhio divino nel Medioevo, tutto vede e i paesaggi, le figure, le strade, le abitazioni volano in primo piano. Non ci sono ombre, spessori, ma una fusione panica tra gli esseri, mentre i fittissimi puntini collegano tutte le figure, producendo l’effetto di un tessuto prezioso, di un’infinita tela di Penelope dove lo sguardo finisce col perdersi.
Benassi arricchisce ogni visione con questi germogli di luce; dentro alle figure umane troviamo fiori, tra le piante s’intravedono corpi, i palazzi dalla fisionomia orientale ricordano selve variopinte, dove le geometrie sono campiture di vita. Non c’è tempo, non c’è un luogo preciso, ma un’eternità indefinita e paradisiaca. Anche nella rappresentazione del presepio, la sacralità è nella semplicità dei legami, delle azioni più elementari e umili, nel dono gratuito della bellezza e dell’amore. L’artista celebra in ogni opera i valori più antichi e profondi: la famiglia, la maternità, la contemplazione del mondo, la gioia di vivere. Lo definirei il Matisse dei naïf per questa sua espressione d’armonia universale, per le colte citazioni delle rappresentazioni dei vasi greci ed etruschi. E quello che a torto potrebbe essere definito decorativismo, in realtà è giubilo ed esaltazione di una perenne primavera e rinascita all’insegna della libertà (questo infatti significano i suoi amati cavalli e gli uccelli). Del resto il Natale è proprio questo, la rinascita dell’amore, della speranza, il divino nell’umano e in tutte le cose, dalle più piccole alle più grandi. Come icone allora le opere di Benassi sono preghiere e ringraziamenti col cuore colmo di riconoscenza e ogni puntino realizzato col pennello è un piccolo atto d’amore, una collana di perle e fiori che sale fino al cielo e non termina mai. La sua pittura è una storia senza fine.

Nel mondo fantastico di Giuliano Zoppi ci sono gatti, cagnolini, asini, colombi e tanti personaggi tutti intenti a fare qualcosa o a guardare in su, come in attesa. E ci sono pievi antiche e poi tante torri da dove sbucano, s’arrampicano, escono, volano altri innumerevoli omini affaccendati. La torre è come l’albero della vita, un emblema svettante, fatto dagli uomini per essere più vicini al cielo. E del resto Zoppi mostra sempre nei suoi cicli questa volontà di ascesa, basta vedere i temi prediletti (le torri, le arche, le pievi, gli alberi) e quei personaggi quasi sempre girati di spalle a osservare in alto, proprio come i pastori nel Presepe in cerca della stella cometa. La sua pittura indubbiamente naïf soprattutto per il suo essere docilmente serena e rasserenante, è ricca di simboli e pare sottendere un continuo procedere verso qualcosa di superiore, un pellegrinaggio interiore espresso con l’arte. Non a caso egli ha realmente percorso la via Francigena raffigurando le pievi del nostro territorio, non a caso ha realizzato tutte queste torri animate ed enormi alberi, ognuno dei quali con un messaggio preciso. E poi l’Arca di Noè rivisitata a raccogliere e salvare tutti i nostri sogni.
Chissà mai cosa osserva e soprattutto cosa aspetta quel piccolo gattino nero col collare rosso che contraddistingue tutti i quadri dell’artista, una vera e propria firma. Credo incarni l’autore e insieme l’osservatore curioso e stupito del creato e dei suoi miracoli quotidiani. Assiste e inconsciamente c’introduce alla misteriosa eterna festa dell’esistenza. Nell’arte di Zoppi c’è qualcosa del dinamismo e della vivacità dei pittori fiamminghi seicenteschi, pur tuttavia senza i dettagli drammatici o grotteschi. Siamo nel mondo perfetto dei buoni sentimenti condivisi, della gioiosa partecipazione alla vita di uomini e animali in armonia, come accade nel carosello immaginifico della fantasia, nel giardino dell’Eden o in un Paradiso ante litteram.
Del resto – ci dice con la sua pittura - siamo tutti in cammino, tutti tesi a cercare una stella di luce, una speranza che non si estingue mai.

  

 

 

Venerdì, 17 Dicembre 2021 22:24

Natale Naïf

nataleNaif

Due grandi pittori naïf parmigiani
ci ricordano con le loro opere la poesia e la magia del Natale

NATALE NAÏF

di Enrico Benassi - Giuliano Zoppi

Presentazione a cura di Manuela Bartolotti

INAUGURAZIONE
Sabato 18 dicembre 2021- Ore 17

  INVITO BENASSI ZOPPI 1

INVITO BENASSI ZOPPI 2

Mercoledì, 24 Novembre 2021 15:47

Pier Luigi Pavesi

 







  Valore3

 

PIER LUIGI PAVESI

Pagina 12 di 17