Super User

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Mercoledì, 24 Novembre 2021 15:30

Vegetazioni improbabili

Tutto può essere improbabile, nulla impossibile.

C’è sempre un albero nella vita di Pierluigi Pavesi. E’ il suo totem il suo simbolo. Dai primi dipinti figurativi fino alle ultime astrazioni è protagonista. Il suo profilo si staglia alla luce che prevale sulla nebbia sopra la collina, in un’atmosfera lirica e romantica. E’ ancora esile sagoma nel lato del quadro, anche se fondamentale a creare la suggestione di quest’intermezzo tra notte e giorno. Ed è proprio l’altalenare tra oscurità e chiarore, tra mente e cuore, tra passato e futuro, tra terra e cielo, tra geometria e fantasia, tra realtà e sogno, tra vita e morte, insomma in una continua danza di opposti la caratteristica della sua pittura. Del resto, cosa c’è di più intermedio, paradossale nella sua immobilità eppure in perpetuo moto interno e sotterraneo, di un albero?
Pavesi ne riproduce i cambiamenti stagionali, ne moltiplica e rivela le radici, cerca di razionalizzarlo, di chiuderlo in geometrie, di contenere nell’ordine il mistero e il dolore, ma esso finisce sempre per sfuggire alle linee troppo rette e artificiali per tornare al viluppo, all’intrico, all’imprevedibile che infrange la stasi e riattiva le emozioni.
Quelle vegetazioni racchiuse in sentiero rivelano poi la linfa nascosta della vita. Pavesi insiste con la squadra, col controllo della visione, ma proprio quando sembra averlo trovato, ecco che fioriscono forme improbabili, protuberanze fantastiche, aliene, sbilanciate e oscillanti come in Calder, giocose come in Mirò. Oppure l’immagine si scompone in riquadri ondulati. Anche quando la pianta è spoglia, quasi rinsecchita, a trasmettere rassegnazione e privazione, sotto è un fermento di pulsazioni cromatiche, un germogliare di speranze. La sottile vena rossa irrompe silenziosa nel rigore geometrico, prospettico, s’insinua nella delibera grigia del destino e fluisce nel fusto, fino ai rami vuoti. L’albero è dunque sempre quello della vita, dove la linea non si spezza, non si stacca dal foglio e non c’è soluzione di continuità. Pavesi è ingegnere minerario e conosce i segreti della terra, come le sue risorse, le circonvoluzioni dei magmi e le sovrapposizioni lineari delle rocce. E poi la natura dei vegetali che è chaos rigenerativo, germinazioni imprevedibili.
C’è una continua lotta tra razionalità e passione nelle sue opere; da una parte linee che organizzano, fermano gli spazi pur in continue rivoluzioni e dall’altra colori che schiudono ricordi, sogni. Dall’albero passa poi al sottobosco, a osservare il mondo nel piccolo, nel microcosmo invisibile, oppure lo riproduce dall’alto, quasi evocando certe vedute geografiche medievali o gli sfondi di Paolo Uccello, come ne “La contrada bucolica”. I suoi sono sempre punti di vista insoliti, per catturare, anzi inseguire con il pennello e il cuore i profili sinuosi dell’esistenza, il suo irrefrenabile volteggio, l’eterno mutare. Le astrazioni, gli arabesques riproducono le microscopiche ripartizioni delle foglie, le trame impercettibili e imperscrutabili delle cose, le onde silenti dell’anima.
In alcune ultime opere libera il colore e elimina le linee, ma quello che dovrebbe gocciare, scendere, perdersi, in realtà pare risalire: la pioggia, i licheni.
Indubbiamente si sente l’influenza del maestro e vicino di casa Gastone Biggi, specialmente nei lavori più astratti e sembrerebbe di trovarvi anche qualcosa di Carlo Mattioli. Ma non ci si lasci ingannare dalla presenza insistente dell’albero. Questo è davvero tutto suo di Pavesi e in lui viene prima di qualsiasi citazione. D’altronde il suo concetto di natura irruente e la sua osservazione attenta si direbbe piuttosto morlottiana, anche se appiattita e liberata dalla materia pastosa del pittore lombardo. La visione è poi ad un tempo intima, personale e insieme universale, combinandosi in armonie cromatiche e grafiche che, pur evolute in astrazione, riconducono alle soluzioni à plat di Matisse, alla filosofia di una “danse” totale. Si direbbe che Pavesi davvero esprima l’equilibrio eracliteo: tutto corre, tutto cambia, gli opposti trovano conciliazione. L’esistenza è fatta di quest’alternanza e si sopravvive solo accettandola, abbandonandosi al flusso, alla danza delle cose.
Alla fine l’artista accondiscende alla ribellione universale, alla costruzione fantastica, all’improbabilità che è però il vero di ogni possibilità. Così facendo, egli si concede liberamente alla magia creatrice. Perché quello che insegnano l’albero, la natura, la vita è che tutto può essere improbabile, ma nulla è impossibile.

Manuela Bartolotti   

 

 

Mercoledì, 24 Novembre 2021 15:07

Vegetazioni improbabili

Enpleinair

 

Si troveranno alberi e radici, storie naturali e metafore esistenziali, viluppi fantastici e metamorfosi del cuore.

Si troveranno versi haiku e la possibilità di perdersi nella danza inarrestabile della vita, nei colori delle stagioni e nelle evoluzioni magiche dei sogni.
Questa è l’atmosfera che pervade infatti la mostra “Vegetazioni improbabili” di Pier Luigi Pavesi, ingegnere minerario ed estroso artista che inaugurerà la sua personale sabato 27 novembre alle ore 17 alla Chaos Art Gallery.

Aperta fino al 16 dicembre.

  INVITO PAVESI 2

Martedì, 05 Ottobre 2021 20:07

Carlo Mezzi

 

Giardino fiorito
Giardino fiorito

Fanciulla in giardino
Fanciulla in giardino

Vele
Vele

  Valore3

 

CARLO MEZZI

Martedì, 05 Ottobre 2021 19:56

En plein air

E’ un’immersione nella luce la pittura di Carlo Mezzi. E nella natura, la più ridente, serena, solare.

Per questo fa star bene, è terapeutica, riconcilia con l’universo, fa dimenticare le quotidiane sofferenze e preoccupazioni. I suoi quadri rappresentano spesso prati fioriti, giardini lussureggianti, marine spumeggianti con talora una fanciulla in vesti romantiche e vaporose,  fuggita da un ricordo di Sorolla o da un sogno di Monet. Questi sono infatti i suoi più o meno inconsci riferimenti: l’elegia della luce dello spagnolo e la pennellata impressionista del francese. Si capisce che Mezzi trova la gioia nel dipingere e la trasmette, così come l’amore per la contemplazione della natura, per la bellezza e per la grazia. Insomma l’amore per la vita in tutta la sua esuberanza di colori e riflessi.

Troviamo di frequente una radura, un “hortus conclusus”, un giardino segreto dove il tempo pare essersi fermato, dove si mettono in pausa pensieri molesti, ansie e paure abbandonandosi ad una brezza fiorita che avvolge silenziosamente. Si rievocano memorie di un tempo forse solo sognato, fatto di poesia e di pace, senz’altre ombre se non quelle fresche delle fronde, dell’erba e senza mai l’agguato d’alcuna inquietudine.

Così, avvinti da quest’inesauribile germinazione di luce e di “joie de vivre”, dalla mostra di Mezzi si esce felici e nuovamente innamorati del mondo. Come direbbe Ungaretti “illuminati d’immenso”.

Manuela Bartolotti   

 

 

E’ la bellezza un raggio/di chiarissima luce/che non si può ridir quanto riluce/né pur quel ch’ella sia.
Chi dipinger desìa/il bel con sue parole e i suoi colori/se può dipinga il sol.
                                                                                                                                (Torquato Tasso)

 

              

 

Martedì, 05 Ottobre 2021 19:24

En plein air

Enpleinair

 

FONDAZIONE UCCIA FIENI con CHAOS ART GALLERY
sono liete di invitare la S.V. all'inaugurazione della mostra

En plein air
La pittura della luce di Carlo Mezzi
Sabato 9 ottobre 202, ore 17
Presentazione a cura di Manuela Bartolotti
Martedì, 21 Settembre 2021 20:22

La musica del colore

La musica del colore

La Chaos Art Gallery è lieta di annunciare, in occasione del terzo anniversario della Galleria,
la mostra La musica del colore antologica di Alfredo Chiapponi 
11 settembre / 07 ottobre 2021
Ingresso libero

Martedì, 21 Settembre 2021 19:36

Dino CHIAPPONI

IMG 5642

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Ultimo sguardo
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Simbiosi
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  Valore3

DINO CHIAPPONI

Martedì, 21 Settembre 2021 19:23

La musica del colore

C’è un aneddoto che Chiapponi amava ricordare ed è l’insegnamento del suo maestro Cristoforo De Amicis. Un giorno gli chiese di dipingere un albero e dopo aver visto che si sforzava di farlo il più realistico possibile, seppur corretto, glielo fece rifare perché non doveva rappresentare un albero qualsiasi, ma il “suo” albero, con forma e colori costruiti dalla sua anima, dalla sua personalità e dai suoi desideri. 

Martedì, 29 Giugno 2021 13:08

RE-DIAL/Comunicazioni Intensive

RE-DIAL

 
Si apre venerdì 02 luglio, presso la Chaos Art Gallery di Parma, la prima fatica artistica post pandemia dell'artista di Massa Alessio Palmieri: il progetto RE-DIAL/Comunicazioni Intensive si basa sulla volontà di chiarire la distanza che intercorre tra informazione e comunicazione, approfondire certi comportamenti sociali dettati dalla noncuranza, evidenziare l'idea stessa che sottende al concetto di mascheramento, così attuale negli ultimi diciotto mesi. 
Attraverso uno stile crudo, probabilmente anti classico, ai limiti della canzonatura o dell'illustrazione infantile, Palmieri attua una critica feroce della nostra società, intesa sia nel suo intimo quotidiano che nel suo riflesso comunitario, con particolare attenzione a certe convenzioni culturali di ambiguo valore. Ne risulta una serie di lavori estremamente sensibili al politically (in)correct, alle contraddizioni, all'evidenza delle cose spesse volte celate dietro una facciata di perbenismo antistorico. 

 

Alessio PalmieriRE-DIAL/Comunicazioni Intensive a cura di Francesco Mutti

02-18 luglio 2021

 

Chaos Art Gallery, vicolo al Leon d'Oro 8, Parma, orari mercoledì, venerdì e sabato 10:00-12:30 e 17:00-20:00; domenica ore 17:00-20:00. 

Per info e appuntamenti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - 05211473924. 

Opening venerdì 02 luglio 2021 ore 17:00

Presentazione a cura di Francesco Mutti

 

 

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