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Martedì, 29 Marzo 2022 22:23

CONFINI

CONFINI
di Roberto Taddei 


A mente fredda, è singolare come l’arte possa avere talvolta quelle capacità precognitive che, dalla sua, sappiano inserirla perfettamente nel momento storico in cui si sviluppa: in questo senso, il titolo della mostra - CONFINI - si potrebbe far scudo proprio di questa supposizione, riflettendo su quanto la pandemia ci abbia forzati a individuare un nostro privato spazio vitale incondivisibile con gli altri; oppure, soprattutto alla luce degli ultimi tragici avvenimenti bellici, come l’idea stessa di “confine” porti con sé tutta una serie di prerogative storiche, politiche, economiche, geografiche, sociali e culturali di più ampia e complessa comprensione.
Eppure, il condizionale è d’obbligo in questo caso poiché il confine di cui tratta l’ultima fatica espositiva dell’artista italiano Roberto Taddei è invece quel limite individuale che - sì, spazio vitale o conquista che sia - analizza con consapevolezza il proprio operato in un lasso di tempo ormai stabilito, definendone le tappe per poi procedere verso il futuro.
L’idea di questa mostra nasce dunque dall’analisi delle caratteristiche proprie di Taddei - o almeno da quelle che l’hanno contraddistinto fino a ora: quindi una tecnica incredibile, una verosimiglianza stupefacente, un’assoluta consapevolezza di quel mondo che chiamiamo sensibile - cioè percepito, interpretato e vissuto dai sensi - che egli decide talvolta di ingannare, talaltra di assecondare, in un reciproco scambio di informazioni per cui il tratto inchiostrato diventa plausibile a dispetto della sua natura effimera.
Più d’ogni altra cosa però, questo vuol dire prendere le distanze da quell’iperrealismo che, solitamente, a lui viene riferito.
Il motivo è che nel suo lavoro non v’è iperrealismo alcuno: o almeno non nel comune senso con cui si voglia intendere. Il quale, premessa d’obbligo, raramente ha nelle sue estreme qualità estetiche anche un impianto emotivo degno di nota. Anche volessimo considerare le sue opere come tali, a dirimere la questione basterebbe la scelta di utilizzare una tecnica inconsueta come è quella ottenuta con la penna bic, direzionando la nostra attenzione più verso un’interpretazione personale della “natura” che verso una sua replica spesso glaciale. E poi, quando mai la Natura è stata in bianco e nero? Forse che non sia consegnato al disegno la possibilità di evocare, attraverso il chiaroscuro, quell’emotività dell’istante del tutto metabolizzata dalla sensibilità dell’individuo? E quel taglio visivo tremendamente fotografico e ricercato non è degno forse della miglior pittura - la quale, come è ben noto, non è che una rappresentazione mimetica della realtà, per dirla alla Aristotele? Ecco allora che Roberto si veste di pittura e disegno per ricreare il suo personalissimo universo di soggetti, fatto di intrecci arditi di tessuti, di impalpabili liquidità e trasparenze, di mani che si legano, di giochi di sguardi dalla forte umanità. Questo perché egli ha bisogno di “sentire” il soggetto che decide di ritrarre, faticosamente e con un grande dispendio di energie e di tempo: egli deve infatti viverlo in prima persona, percepirne e condividerne le sensazioni per poi trasferire questo rapporto privato sulla carta, con i pregi e i difetti di un mondo in cui l’errore è una delle poche certezze.
L’errore, infatti, è altra matrice fondamentale del suo lavoro: un errore che, probabilmente, determina in maniera ancor più precisa l’operato di Taddei.
L’errore è ciò che definisce l’essere umano.
È ciò che ci rende vivi.
È ciò che Roberto si porta dietro pur sapendo che sia la sua tecnica a temerlo più di tutto.
Sempre vigile, essa gli impedisce di abbandonarsi alla stanchezza, sia fisica che mentale; e lo controlla in ogni istante, facendogli spesso perdere il contatto con la realtà - un po’ come fa il marmo quando decide in autonomia cosa lo scultore dovrà rappresentare con esso e da ciò il malcapitato non riuscirà più a scostarsi.
L’errore invece è proprio ciò che Roberto si affianca nel momento del bisogno, in quell’istante in cui la penna prende il sopravvento: è allora che l’artista impone con questo la distanza tra i due. Infatti, troverete in mostra differenze rilevanti tra opere che si sono innamorate del soggetto ritratto in un rapporto intimo e segreto; e lavori che invece hanno trovato una propria ragione di vita nella tecnica portata verso l’alto: al visitatore individuare quali, tra quelle presenti, rappresentino o meno tale dualismo, trovando nell’una o nell’altra ipotesi anche una propria affinità estetica.
Con la certezza, però, che sia sempre e solo Taddei: alle volte meraviglioso al punto che gli occhi non vorranno credergli; altre invece più interessato al momento, con la linea e il tratto che tornano protagonisti dopo l’ubriacatura formale, dimentichi dell’inganno che l’arte porta con sé.
Qui sosta un altro confine: nello specifico, il vostro, di voi che leggerete questo testo e visiterete questa esposizione. Dove siete? Per chi parteggiate? Mente, cuore, occhio? E riuscirete a superare questi limiti? Accetterete di buon grado ciò che la sensibilità vi avrà consigliato oppure deciderete di evadere e andare oltre? Ovviamente, non c’è una risposta migliore di altre né ce n’è una sola.
Infine, esiste un fil rouge che possa essere d’aiuto nella lettura delle opere di Roberto?
Oppure sono solo il risultato spurio di una selezione senza logica?
Ovviamente un po’ l’una e un po’ l’altra: la logica spesso è totalmente inutile in arte - ed ecco l’emotività privata delle sue donne, la certezza dei loro corpi, lo sguardo sicuro di suo nonno che lo accompagna ovunque come un portafortuna; ma c’è anche la volontà di proporre una “prima scelta” che, per soggetti e dimensioni, sappia insinuarsi nella mente dell’osservatore, evidenziando le stupefacenti capacità di un quotidiano finalmente simbolo: una cena fin troppo silenziosa, le mani di un pescatore intente nel loro prezioso lavoro, il suono di un’anima travolta dagli eventi che “quando non sai cosa è, allora è jazz”.                                                                         Francesco Mutti

 

 

 

Martedì, 29 Marzo 2022 22:00

CONFINI

Roberto Taddei

FONDAZIONE UCCIA FIENI CHAOS ART GALLERY  
sono liete di Invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra
 "CONFINI" di Roberto Taddei

 

 Inaugurazione
Sabato 2 aprile, ore 17.00

I confini di Roberto Taddei sono tra il vero e il verosimile, tra l’immagine e la sua interpretazione precisa, in punta di penna. I confini sono tra realtà e illusione, tra quello che crediamo essere una fotografia, mentre è un disegno creato con una perizia impeccabile, ma ugualmente carico di tensione interiore. È questa che segna un altro confine, quello tra l’iperrealismo, il virtuosismo grafico fine a se stesso e la minuziosa attenzione al mondo, specialmente alle persone, di cui Taddei costruisce linea dopo linea, ombra dopo ombra, la forma e la sua intima essenza, il calore vitale che le pervade. Disegnando si va scoprendo la verità dell’universo, dicevano gli antichi e insegnava Leonardo. Allora quei segni a penna, quei confini di ombra e di luce tracciati scrupolosamente, sono superati dall’arte più autentica che ne trae la vibrazione dell’anima, restituendocela.

 

ROBERTO_TADDEI_youtube

https://youtu.be/hvBzCxgXOlQ

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.

 

 

FONDAZIONE UCCIA FIENI ONLUS
Sede Legale presso Casa Cura Città di Parma

Piazzale Athos Maestri 5 - 43123 Parma
tel. +39 366 300 1181

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

5xmille C.F. 92179610347
Donazioni IBAN IT40F0623012708000058176095

 

Giovedì, 17 Marzo 2022 22:26

PAOLO BOTTIONI

Autunno - olio su cartone (2021) cm 35x44
Autunno - olio su cartone (2021) cm 35x44

Spazio in rosso - acrilico su tela (2015) cm 100x150
Spazio in rosso - acrilico su tela (2015) cm 100x150

Emozioni sulla piculit - acrilico su tavola (2021) cm 102,5x80
Emozioni sulla piculit - acrilico su tavola (2021) cm 102,5x80

  Valore3

PAOLO BOTTIONI

Giovedì, 17 Marzo 2022 21:24

IL COLORE NASCOSTO

INVITO-PAOLO-BOTTIONI

FONDAZIONE UCCIA FIENI CHAOS ART GALLERY  presenta, dal 19 al 31 marzo 2022,
 "IL COLORE NASCOSTO" di Paolo Bottioni

 Inaugurazione
Sabato 19 marzo, ore 17.00

Il colore nascosto è il colore dell’anima ed è quello che ci seduce nelle opere di Paolo Bottioni. Potremo lasciarci incantare dalle profondità delle sue tinte e dalle sue composizioni nella mostra che inaugurerà sabato 19 alle 17 alla Chaos Art Gallery di Vicolo al Leon d’oro 8 e sarà aperta fino al 31 marzo. Ha imparato la magia del colore dai grandi maestri come Kandinsky, Klee e dal più prossimo Alfredo Chiapponi. Ce la restituisce con tutta l’intensità capace di far risuonare le nostre corde interiori, di trasportarci in un altrove di sogni e di luoghi senza tempo, facendoci ritrovare tutta la bellezza della vita.

Durante la mostra, lunedì 21 marzo inizieremo la primavera con la presentazione del libro di racconti di Monica Borettini "Per anime altre, misteriose, inquiete, inquietanti. Alle ore 18.

PAOLO BOTTIONIyoutube

https://www.youtube.com/watch?v=40uoisB4xik

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.

 

 

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Giovedì, 17 Marzo 2022 21:24

IL COLORE NASCOSTO

IL COLORE NASCOSTO di Paolo Bottioni

Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima.
Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto.
L’Anima è un pianoforte con molte corde.
L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare.
(Wassily Kandinsky)

A volte le parole non bastano. E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
Ha scritto così Alessandro Baricco.
È davvero questo il potere dell’arte: andare oltre la parola, il linguaggio, cercando qualcosa di più concreto, più immediato, qualcosa che è nelle forme, ma poi le infrange, le costruisce e poi le dissolve, tenendo solo la musica, la vibrazione sonora dell’emozione, insomma il colore.
Paolo Bottioni ha sicuramente appreso guardando i grandi maestri come Cèzanne, Kandinsky, Klee, Rothko e poi il suo più vicino riferimento Dino Chiapponi, quindi ha seguito una strada sempre più intima, personale, emotiva. Ha imparato e poi dimenticato, o meglio ha lasciato sedimentare dentro, facendo tesoro della sostanza più profonda degli insegnamenti, cogliendo “tutto il succo della vita”, distillandolo nei suoi quadri.
Le forme in lui non vengono mai completamente annullate, ma restano come in filigrana, una trama sottesa di ricordi, d’apparizioni interiori sovrastate dalle tinte, appoggiate sulla tela come tessere di un mosaico di momenti e folgorazioni, incastrate a comporre l’armonia di un vissuto da restituire in tutta la sua pienezza. Panorami di mare, colline d’autunno, spiagge e paesi, in rari casi si distinguono con chiarezza, ma sempre si sentono. L’orchestrazione dei colori, la loro profondità ci fanno percepire i profumi di una stagione o di un luogo, la sensazione di umido, di freddo o di tepore, di solitudine o di gioia. Non serve più descrivere accuratamente, individuare figure, perché la forza di questi quadri astratti sta proprio nel concentrare talvolta in pochissime tinte ben organizzate, tutto il significato di un momento. Alcune opere perdono persino il riferimento a qualcosa di concreto, per essere semplici “composizioni” o “spazio in rosso”, “la grande bellezza del profondo blu”, “luci nel verde”, fin a “senza titolo”. Bottioni si abbandona completamente a quella dimensione magica del colore come la intese Gauguin e con lui tanti artisti, scrittori, poeti. Esso da solo crea universi, trasporta oltre la realtà. Come ha scritto Vassily Grossman: “Se prendo il verde non vuol dire che intendo dipingere l’erba, e se prendo il blu non significa che dipingerò il cielo. Il colore esprime lo stato d’animo dell’artista.” E, procedendo in questa sempre più necessaria sintesi, inesorabile come il tempo e col passare del tempo, per la quale da giovani si riempie, si moltiplica e nella maturità invece si va levando, per trattenere sempre più l’essenziale, ecco che l’artista giunge a utilizzare pochissimi colori, magari saturi di sfumature. Esemplare è in questo senso il quasi figurativo “Fuga”, visione romantica di sabbia
e cielo plumbeo, giocato tutto sull’effetto coinvolgente e vibrante delle tinte del cielo e della terra. Ma anche “Inverno” o “Palinuro” sono realizzati con l’armonia di poche cromie, a rievocare il freddo da una parte e dall’altra le immensità blu di cielo e mare. Proprio il blu e il rosso sono i colori che tornano con maggiore efficacia, emergenti dal nero delle cose, delle ombre che li spinge in evidenza. Quei vasti tratti neri sono fondamentali come inevitabili pause di silenzio o di distrazione nella rappresentazione del sogno e della memoria; tracciano spessori invisibili e ineffabili, crepe e abissi da cui spiccare il volo, notti verso cui veleggiare, semplici appigli di quiete o inquieti confini sempre superati dall’impeto vitale. Ed ecco che questo bergsoniano “élan vital”, pervade infine tutta l’opera di Paolo Bottioni e svela l’alchimia nascosta del colore: la sua anima.

Manuela Bartolotti

 

 

 

Giovedì, 24 Febbraio 2022 16:57

Carlo Sciff

IlBacioNelVento 2018

Il bacio nel vento, 2018

 
ilFilosofo 2020

Il filosofo, 2020

 
meltingPot 2020

Melting Pot, 2020

 
  Valore3

CARLO SCIFF

Giovedì, 24 Febbraio 2022 16:43

Excursus

Excursus di Carlo Sciff 


«Excursus - scrive il curatore Francesco Mutti - è una sorta di legenda del lavoro di Sciff. E porta in dote alcune considerazioni: la prima è che, in undici anni di attività, Carlo è sicuramente cambiato. Lo è nello stile grafico, nella padronanza della linea, nell’invenzione compositiva: alcune soluzioni formali dell’oggi possiedono ancora quella capacità di sintesi con cui egli si è già fatto apprezzare in passato eppure, adesso, dimostrano anche rapidità esecutiva e intuizione repentina, doti indispensabili se si vuol "fermare" l’attimo contemporaneo e portarlo allo scoperto. Inoltre il mutamento è avvenuto anche all’interno: stimolato da nuove idee e da nuovi studi, la sua produzione risente sempre più di quell’analisi introspettiva che porta, prima o poi tutti gli artisti, a voler far luce su ciò che hanno dentro di loro tanto quanto sul mondo esterno che osservano giorno per giorno».
La mostra è promossa da Chaos Art Gallery e Fondazione Uccia Fieni con il patrocinio del Comune di Parma.

sciffCarlo Sciff (Bonassola - SP, 1946). Legato da sempre al campo del design sia d’autore che industriale, Sciff ha nella corrente della Pop Art degli anni Sessanta la propria matrice intellettuale ed esecutiva, nel recupero di una propensione all’enfasi pubblicitaria e alla mercificazione del prodotto attraverso modelli compositivi dalla linea pura ed essenziale, studiata sugli stereotipi popolari. Il serrato contatto con il genio di Vico Magistretti lo predispone all’analisi della forma oltre che del contenuto: da un lato la progettazione industriale porta in dote linearità e armonia cromatica; dall’altro, la direttiva letteraria, improntata su un’ironia colta e mai banalizzata, consente il dissacrante e divertito confronto con gli elementi basilari della Pop Internazionale - dove niente viene messo in discussione - mediante l’ostentazione funzionale della personale cultura classica latina che diviene parte fondamentale dell’opera. Il rapporto tra forme dalla immediata leggibilità, titoli ironici e citazioni latine dal reale risvolto etico, sebbene mai moraleggianti, inducono l’osservatore a riflettere con leggerezza sulle abitudini vuote, sulle ossessioni e sulle manie di una borghesia convenzionale e povera di autocritica. Degne
di nota le partecipazioni al Premio Arte Roma (Roma, 2016), al Premio Roberto Zambelli (Perugia, 2016)
, al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti (Seravezza - LU, 2017), alla IIª Biennale d'Arte di Genova; e ad alcune Fiere d’Arte Contemporanea (Lucca Art Fair 2017, Arte Salerno 2017, Arte Cremona 2019). Tra le esposizioni si ricordano invece: "Carlo Sciff", Galleria Centro Steccata, Parma (2014); "IPOP Ultimate, La Vita oltre il Barattolo", Fuori Biennale "IX Biennale di Soncino. A Marco", Soresina - CR (2017); "Semel in Anno Licet Insanire", Fortezza Nuova, Livorno (2018); "Corporis Voluptates", Galleria Spazio11, Pietrasanta - LU (2018); "Repetita Iuvant", Galleria Il Forte Arte, Forte dei Marmi - LU (2019); "Ab Ovo", Spazio Arte Petrecca, Isernia (2020); "Media", Centro Espositivo "Sirio Bandini", Cecina - LI (2021). Vive e lavora alla Spezia. 
 

 

 

Giovedì, 24 Febbraio 2022 16:20

Excursus

Carlo Sciff EXCURSUS

CHAOS ART GALLERY  presenta, dal 26 febbraio al 17 marzo 2022,
un "Excursus" nella recente produzione pittorica dell’artista ligure Carlo Sciff che, attraverso opere di matrice Pop,
invita il pubblico a riflettere con positiva leggerezza e grande ironia sulle ossessioni,
gli usi e i costumi che caratterizzano il Bel Paese.

 

Curata da Francesco Mutti, l’esposizione sarà inaugurata sabato 26 febbraio, alle ore 17.00, alla presenza dell’artista, del curatore,
di Laura Olivieri, coordinatrice del progetto e di Manuela Bartolotti, direttrice artistica della Galleria.

Forte è il legame di Carlo Sciff con Parma, dove è avvenuta la sua formazione universitaria. A otto anni dalla prima mostra personale nella città ducale, l’artista espone presso Chaos Art Gallery una ventina di opere inedite, realizzate negli ultimi due anni, unitamente ad alcuni lavori precedenti, per consentire allo spettatore di leggere il significativo cambiamento che ha interessato la sua pittura, sempre pulita, immediata e controllata, ma maggiormente rivolta ad un approfondimento introspettivo.

«Excursus - scrive il curatore Francesco Mutti - è una sorta di legenda del lavoro di Sciff. E porta in dote alcune considerazioni: la prima è che, in undici anni di attività, Carlo è sicuramente cambiato. Lo è nello stile grafico, nella padronanza della linea, nell’invenzione compositiva: alcune soluzioni formali dell’oggi possiedono ancora quella capacità di sintesi con cui egli si è già fatto apprezzare in passato eppure, adesso, dimostrano anche rapidità esecutiva e intuizione repentina, doti indispensabili se si vuol "fermare" l’attimo contemporaneo e portarlo allo scoperto. Inoltre il mutamento è avvenuto anche all’interno: stimolato da nuove idee e da nuovi studi, la sua produzione risente sempre più di quell’analisi introspettiva che porta, prima o poi tutti gli artisti, a voler far luce su ciò che hanno dentro di loro tanto quanto sul mondo esterno che osservano giorno per giorno».
La mostra è promossa da Chaos Art Gallery e Fondazione Uccia Fieni con il patrocinio del Comune di Parma.

Aperta al pubblico da martedì a sabato con orario 10.00-12-30 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00. Ingresso gratuito.
Per informazioni: T. +39 0521 1473924, M. +39 338 6076886, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.chaosartgallery.it.

Gli accessi saranno contingentati nel rispetto della normativa vigente.

 

Sabato, 05 Febbraio 2022 12:06

Stefano Ferrari

 

Ferrari


Ferrari


 
  Valore3

 

STEFANO FERRARI

Mercoledì, 02 Febbraio 2022 21:55

Deni Alfieri

 

ALFIERI


Alfieri


 
  Valore3

 

DENI ALFIERI

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